giovedì 23 luglio 2009

Galateo Gastronomico

La birra è uno dei grandi (e più antichi) piaceri della vita. Per gustarla appieno non serve molto. Solo tre semplici strumenti: la vista, l'olfatto e il palato.

La vista per giudicarne il colore, schiuma e brillantezza, l'olfatto per goderne il profumo e il palato per assaporare il gusto. Il colore varia a seconda della birra ed è determinato dal tipo di orzo, dall'acqua e dal metodo di produzione. Le sostanze che danno il colore stanno nella scorza dell'orzo ma, per darlo, hanno bisogno di reagire con i componenti salini dell'acqua. E' a questo punto che a interviene il metodo di produzione con due passaggi: la caramellizzazione ( il procedimento che porta a mutare gli zuccheri in una sorta di liquido denso e vischioso ) che avviene durante la cottura, e l'ossidazione dei tannini e degli stessi zuccheri, chiamati, insieme, a dare il tocco finale. La brillantezza, cioè la trasparenza, si ottiene invece eliminando i lieviti e le sostanze proteiche. Bisogna però dire che più una birra è brillante, più perde in pastosità (la sua densità gradevole al palato) e corpo che, tecnicamente, è il sapore dato alla birra dall'estratto non fermentato e composto dalle sostanze formatesi durante la miscelazione del malto. La pastosità è una delle caratteristiche fondamentali della birra e richiede un buon equilibrio tra brillantezza e corpo. Per quanto riguarda il gusto, deve essere il più possibile franco e deciso. Inoltre non bisogna mai dimenticare due suoi dati caratteristici: il primo è l'amaro che non deve lasciare gusti residui ed essere gradevole; il secondo è la schiuma che, quando è densa, tradisce la presenza di una birra pastosa. Quando invece si dissolve in fretta, la birra non c'entra, c'entra la sciatteria di chi ve la serve: testimonia infatti che i bicchieri non sono sufficientemente puliti, dal momento che il grasso è il nemico principale della schiuma.

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